Prefazione: Il Venerdì Santo durante lo snodarsi della Processione dei Misteri, un canto drammatico e struggente, affascinante e misterioso , fa da arcaico richiamo alla preghiera e alla penitenza.
E’ il “Canto del Miserere”, una composizione musicale e polifonica di tradizione orale, eseguita a tre voci, sui versi del salmo 50 di Davide. - V.Ago, Arciconfraternita del SS Crocifisso e Monte dei Morti di Sessa Aurunca 1999.

MISERERE : fotografie di Mauro Zorer
Testo di Luigi Napolitano
A Sorrento la processione è cominciata alle 3 del mattino ed è durata fino all'alba di venerdì. Abbiamo visto arrivare i devoti uno ad uno, elegantissimi, in lupetto bianco e pantaloni neri, scarpe di vernice, persino la borsetta con lo stemma della confraternita. Il corteo è lunghissimo, i figuranti non si contano e attraversano il paese in un'atmosfera di silenzio, al buio, nel cuore della notte.
Ma non voglio scrivere di questo, che è spettacolo.
Vorrei parlare della solitudine che si prova a volte dietro alla macchina fotografica. Cosa siamo noi qui? Cosa rappresentiamo? Non "siamo" niente. siamo i fotografi. Non siamo quelli che stanno nella processione, non siamo quelli che guardano la processione e tanto meno siamo santi. Non si può dire nemmeno che guardiamo quello che accade intorno. Stiamo attenti alle luci, all'esposizione, ai movimenti. 
Ci immedesimiamo nei nostri obiettivi, lavorando con loro e per loro e diventiamo specchi meccanici rutilanti che riguardano da tutti i lati, gli angoli, i recessi.
Cosa prendo con uno scatto? Cosa do? E’ da esaltato dire che cerco la bellezza? Che poi la bellezza, una volta trovata, è di tutti, non è soltanto mia... E dire che siamo alchimisti. a nostro modo? Da tutto il buio e da queste fiaccole così pericolanti tireremo fuori la luce e la luce ci porterà la descrizione e la comprensione di quello che ci accade intorno, in un secondo momento. Non adesso, non subito, non qui. 
E infine arrivano gli occhi scuri dei figuranti di Sessa Aurunca, sotto ai cappucci neri.
La processione del venerdì a Sessa è tutta diversa. Il corteo funebre è annunciato dal suono di una tromba e da tre cantori che emettono un miserere indecifrabile, profondo e bellissimo. Poi arrivano le statue di legno con le scene della passione. Dove passano, si accendono enormi fuochi di olivo. infine le tre marie, cullate dai fedeli. e le beghine con le torce e i ceri in mano. 
Tre passi in avanti, due indietro e un incedere barcollante che sospende il tempo. La processione è lentissima. Possiamo girarci intorno come vogliamo. Siamo veloci, leggeri, affamati come mosche, come api con il miele. danziamo con le beghine. Preghiamo. Sorridiamo. All'una di notte la processione riporta le statue dei misteri nella chiesa da dove è partita.
Il tempo di cullare per l'ultima volte le madonne. la gente è esausta, le beghine sono tutte scarmigliate e sudate. Ancora cantano. Ancora cullano. Sembra non vogliano smettere mai. Ci sono occhi chiusi per l'ultima devozione.
A processione finita, tutti entrano in chiesa. Toccano e baciano le statue, ma soprattutto si abbracciano e si baciano tra loro. Con affetto. Con rispetto. Con la commozione di chi è stremato, ma salvo. Stanotte, tutti loro, insieme, sono venuti, ciascuno per i propri motivi e con i suoi segni, a danzare il miserere, per superare il buio, lo scoraggiamento, la disperazione, la paura che l'inverno non stia passando.
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