Il progetto fotografico è nato da una mia esperienza  personale di collaborazione con un terapeuta di gruppo ad orientamento cognitivo, gruppo all'interno del quale è stato dedicato un tempo per la fotografia intesa come Foto Terapia.
Il percorso ha previsto otto incontri seminariali della durata di tutto il giorno e le persone coinvolte soffrivano di depressione medio-lieve. 
Dall'utilizzo delle fotografie come strumenti terapeutici attraverso le tecniche previste dalla Foto Terapia, la mia ricerca si è orientata verso un approccio concettuale realizzando fotografie delle iridi dei pazienti che sono diventate "orme" della mente, specchi della vita, riflessi del presente o memorie sospese del passato.
Ne La camera chiara Roland Barthes distingueva in quali modi possiamo porci rispetto alla fotografia: il fare, modo dell'Operator - cioè il fotografo; il subire, modo dello Spectrum - cioè colui che è fotografato; il guardare, modo dello Spectator - cioè lo spettatore, colui che guarda. 
L'ambiguità delle immagini nasce dalla commistione dei primi due ruoli: se da un lato l'iride si pone come Spectrum - oggetto dello scatto - dall'altro assume contestualmente il ruolo di Operator - colui che osserva. Lo Spectator invece non solo riveste la funzione di fruitore delle fotografie esposte, ma ne è anche l'oggetto stesso in quanto "subisce" gli Sguardi ed entra in relazione con essi.
Secondo i dati 2010 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono circa 60 milioni in Europa le persone colpite da depressione. Di queste, più della metà soffre di una forma grave e invalidante.
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Lo Sguardo DENTRO | DENTRO lo Sguardo, 2015
9 stampe UV PRINT 35cm x 35 cm


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